Lezioni d’Europa

Nell’anno accademico 1944-45 l’italiano Federico Chabod e il francese Lucien Febvre tengono, rispettivamente all’Università di Milano e al Collège de France di Parigi, un corso universitario dedicato all’Europa. Due storici eminenti si interrogano, con la Seconda guerra mondiale ancora aperta, sul destino di un continente che sembra perduto: un’Europa prima responsabile della morte di 60 milioni di persone, tra militari e civili.

Se ci si pensa è davvero difficile concepire di cosa potessero trattare quei corsi: come e su cosa i due possano avere argomentato in mezzo a quel disastro. Lo storico Alberto De Bernardi tratteggia così quella esperienza:

In un’università che possiamo immaginare fatta di aule semivuote, in due città fiaccate dalla guerra e mentre molti europei pensano sia tutto perduto, due intellettuali tengono un corso, quasi contemporaneamente e senza sapere l’uno dell’altro, dedicato all’Europa, con la fiducia instancabile di vederla rinascere.

Emerge nelle loro lezioni l’idea di uno spazio europeo come luogo da cui ripartire, salvezza e rifugio. Chabod parla chiaramente della necessità di porre fine alla contrapposizione tra l’idea di nazione e l’idea di Europa e identifica in questo contrasto il motivo principale dei conflitti che hanno fiaccato quella prima parte di secolo. Febvre è più pessimista e fatica a identificare su quale realtà concreta potrà poggiare un’Europa post-bellica. Pessimismo e speranza, dunque.

Solo un paio di anni prima le stesse preoccupazioni e lo stesso desiderio di rifondazione avevano guidato i discorsi e le discussioni di quattro giovani antifascisti confinati a Ventotene. Senza averle mai ascoltate, possiamo dire siano stati loro a raccogliere il senso di quelle lezioni di Federico Chabod e Lucien Febvre.

Porre fine alla contrapposizione tra l’idea di nazione e l’idea di Europa

Federico Chabod
Storico, alpinista, politico e partigiano

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