Conseguenze ambivalenti. Chernobyl dopo il disastro

La dispersione di materiale radioattivo causata dall’esplosione del reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl contamina più di 200.000 km quadrati di territorio europeo. Le zone più colpite sono l’Ucraina, la Bielorussia e la Svezia. 

Il rilascio di radiazioni causa danni gravissimi all’ambiente: deposita elementi nocivi sugli strati superficiali del terreno che, una volta assorbiti da piante e funghi, entrano nella catena alimentare.

Nelle zone ad alta esposizione (nel raggio di 20-30 Km attorno al reattore, quella che ancora oggi è chiamata “zona di esclusione”) si osserva un aumento della mortalità delle piante conifere, degli invertebrati, dei mammiferi e una perdita della capacità di riproduzione in piante e animali.

La contaminazione può avere effetti rari e strani, un esempio fra i più noti è la Foresta rossa: un intero bosco di pini a 10 km dalla centrale che prima di scomparire definitivamente assunse un colore rossiccio. 

Negli ultimi vent’anni gli ecosistemi contaminati da Chernobyl sono stati monitorati e studiati con cura.

Nella zona di esclusione, dove l’uomo è assente da trent’anni, il divieto di attività agricole e industriali ha permesso a molte specie animali e vegetali di espandersi creando il paradosso di un “santuario unico per la biodiversità”

Alcune ricerche recenti riportano come la fauna selvatica si è adattata all’ecosistema contaminato tra Ucraina e Bielorussia: uno studio condotto dall’Università di Portsmouth nel Regno Unito mostra come il settore bielorusso della zona di alienazione è popolato da alci, cervi e cinghiali selvatici, simili a quelli presenti in quattro riserve naturali bielorusse non contaminate. La quantità di lupi è più di sette volte maggiore nei pressi di Chernobyl rispetto alle altre riserve. Secondo l’ecologista evolutivo German Oraizola Pereda:

“Una volta destinata a diventare una terra desolata, oggi l’area di Chernobyl è una riserva naturale”

In effetti nel territorio si notano, da un lato mutamenti genetici gravissimi, dall’altro si assiste a un fenomeno di ripopolamento di specie assenti prima del disastro, come nel caso del bisonte europeo e del cavallo selvatico di Przewalski.

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