Un luogo unico di storia ambientale.
La European Green Belt
In un discorso passato alla storia, il 5 marzo 1946, Winston Churchill parla della cortina di ferro che separa l’Europa: un confine simbolico, ideologico, politico ed economico che sarà quello della Guerra fredda nei quarant’anni successivi. La conseguenza di questo stato di cose è un mutamento radicale dell’assetto geopolitico del continente che ha effetti duraturi anche sul suo territorio: alcune zone diventano di frontiera e restano a lungo disabitate. Qui la natura si riprende i suoi spazi; animali e piante beneficiano dell’assenza dell’uomo e già a partire dagli anni Settanta alcuni movimenti ambientalisti iniziano ad avere consapevolezza di come gli effetti collaterali del conflitto stessero concedendo alla natura uno spazio nel quale preservarsi.
Molti anni dopo, nel 2003, viene ufficialmente fondata la European Green Belt Initiative che si struttura a partire da numerosi progetti regionali già esistenti. Traducibile in italiano come “cintura verde”, la Green Belt è un corridoio ecologico che si snoda per 12.500 chilometri e che dal Mare di Barents, sul confine russo-norvegese lungo la costa baltica, attraversa tutta l’Europa centrale fino al Mar Nero. Lungo questa cintura verde si struttura una fascia di 50 chilometri sviluppata su entrambi i lati del tracciato e nella quale si trovano 40 parchi nazionali e più di 3.200 aree naturali protette.
Oggi la European Green Belt collega 24 Paesi e può considerarsi una vera e propria infrastruttura ambientale nella quale si conserva un paesaggio della memoria dal valore eccezionale. L’interessante caratteristica della Green Belt, infatti, è il suo essere contemporaneamente luogo di patrimonio naturalistico, storico e culturale: attraversa quasi tutte le regioni biogeografiche continentali, ma conserva anche la memoria di un’epoca di contrasti che si sono snodati lungo tutto il continente e lo hanno segnato per sempre.
Un luogo unico, dove il ricordo del passato e la visione del futuro sembrano quasi toccarsi e dove un confine invalicabile ha saputo trasformarsi nello spazio di una condivisione ideale di sostenibilità.
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