Dieta mediterranea patrimonio Unesco
Il 16 novembre 1945 è fondata l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) che ha sede a Parigi. Uno dei compiti più noti dell’agenzia è identificare i patrimoni dell’umanità: luoghi di interesse naturalistico o artistico che è considerato prioritario conservare e tutelare.
Le liste del Patrimonio UNESCO sono due. La prima identifica e tutela i luoghi, la seconda si concentra su quello che è definito patrimonio immateriale: usi che sopravvivono in differenti luoghi nel mondo e che ne formano l’identità.
A oggi fanno parte del Patrimonio Immateriale dell’Umanità 548 elementi che rimandano a 131 paesi del mondo. Si tratta nella maggior parte dei casi di tradizioni tramandate di generazione in generazione e che fanno del mondo che conosciamo un luogo di grande ricchezza culturale, immagine che va in controtendenza rispetto all’omologazione che accompagna i processi di globalizzazione.
16 Novembre 2010
Dieta mediterranea entra
a far parte dei beni
patrimonio UNESCO
La Dieta Mediterranea è un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo.
Si tratta di un riconoscimento che copre un territorio ampio e che tiene insieme la gran parte delle colture agricole e delle cucine costiere dei numerosi paesi che si affacciano sul Mare Mediterraneo.
L’Italia è il luogo da cui questa storia è partita. La fortuna della Dieta Mediterranea nasce dagli studi di un fisiologo statunitense esperto di regimi dietetici: Ancel Keys. All’indomani della Seconda guerra mondiale, mentre l’Europa lotta ancora contro la morte per fame portata dalle distruzioni del conflitto, Keys partecipa ad alcuni congressi medici internazionali mettendo in guardia contro il rischio che osserva negli Stati Uniti, dove il 50% della popolazione maschile fra i 39 e i 59 anni muore a causa di malattie cardiovascolari. L’incontro con il Professor Gino Bergami, fisiologo dell’Università di Napoli, innesca alcune intuizioni. Il professore italiano invita il collega statunitense nella sua città per verificare, sugli uomini napoletani della stessa età del campione americano, le condizioni di cuore e circolazione: è convinto che in Italia i dati numerici saranno differenti. All’inizio degli anni Cinquanta Keys e la moglie Margaret – biologa di professione – accettano l’invito e procedono con analisi del sangue a tappeto: ne emerge che gli umili lavoratori meridionali godono di ottima salute rispetto ai ricchi coetanei statunitensi.
Anni Sessanta: L’idea che questo benessere possa dipendere dalle abitudini alimentari spinge i coniugi Keys a trasferirsi: negli anni Sessanta si stabiliscono a Pioppi in Cilento, dove restano per vent’anni.
La loro casa è un centro di ricerca oltre che una piccola tenuta produttiva con alberi da frutto e orti. La cucina è affidata a una donna del luogo: Delia Morinelli, alla quale i Keys chiedono di preparare esclusivamente piatti della tradizione locale.
Da quelle materie prime e dalle ricette del territorio nasce la struttura a piramide che descrive la Dieta Mediterranea e che prevede il consumo di frutta e verdura di stagione, cereali, legumi, pesce, uova, latticini e pochissima carne. Unico grasso di cucina ammesso è l’olio extravergine di oliva.
DA QUELLE MATERIE PRIME E DALLE RICETTE DEL TERRITORIO NASCE LA STRUTTURA A PIRAMIDE CHE DESCRIVE LA DIETA MEDITERRANEA
Ance Keys
Fisiologo statunitense
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