La satira sotto attacco.
Charlie Hebdo

Gli attacchi terroristici non risparmiano la libertà di espressione e d’informazione. Nel 2015 è colpito lo storico giornale satirico francese Charlie Hebdo, individuato come bersaglio a causa della pubblicazione di alcune vignette che prendono di mira Maometto, il profeta fondatore della religione islamica.

7 gennaio 2015

Attacco terroristico alla redazione di Charlie Hebdo

La mattina del 7 gennaio due uomini mascherati e armati di fucile AK47 irrompono nella sede del settimanale mentre si sta tenendo una riunione di redazione.

Dopo essersi dichiarati membri di al-Qaeda sparano diversi colpi e uccidono Stéphane Charbonnier (Charb), direttore e disegnatore; Mustapha Ourrad, curatore editoriale; Elsa Cayat, psicanalista e giornalista; Bernard Maris, economista professore all’Università di Parigi; Michel Renaud, giornalista e fotografo; Frederic Boisseau, addetto alla manutenzione e i vignettisti Jean Cabut (Cabu), Georges Wolinski, Bernard Verlhac (Tignous), Philippe Honoré.

Restano illesi tre membri della redazione e un addetto alla manutenzione. Sono colpiti a morte anche Franck Brinsolaro, un poliziotto responsabile della sicurezza del giornale, e il brigadiere Ahmed Merabet. 

La fuga dei terroristi, una coppia di fratelli franco-algerini, si conclude due giorni dopo con la loro morte: barricati in una tipografia a nord di Parigi, sono colpiti durante un’incursione delle forze speciali. In un video diffuso il 14 gennaio l’azione viene rivendicata da al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP), un’organizzazione affiliata ad al-Qaeda attiva nel cosiddetto homegrown terrorism: una particolare forma di eversione che si struttura grazie alla mobilitazione di individui cresciuti all’interno dei confini delle nazioni occidentali. Radicalizzati grazie a materiale di propaganda islamista online, questi giovani si addestrano a casa e sono pronti a colpire in qualsiasi momento. 

L’indignazione generale che segue i fatti di Charlie Hebdo ha una eco mediatica fortissima. La rivista continua a seguire la linea espressa dal direttore ucciso Stéphane Charbonnier che in un’intervista aveva dichiarato:

Un disegno non ha mai ucciso nessuno

Nella prima uscita dopo l’attentato la copertina ritrae Maometto che regge un foglio con lo slogan “Je suis Charlie”. Si tratta del motto usato – a meno di un’ora dall’attentato – dal giornalista francese Joachim Roncin e che diventa virale sul web. 

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